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ActionAid: aiuti alla cooperazione al minimo storico, Iraq e Nigeria i primi beneficiari
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"La Finanziaria 2009 ha autorizzato un taglio del 56% sulle risorse gestite dal Ministero degli Affari Esteri che hanno toccato i livelli minimi dal 1997. E’ indispensabile che il Consiglio dei Ministri approvi un piano per il riallineamento europeo dell’aiuto italiano o il nostro paese si presenterà alla guida del G8 di luglio con delle pessime credenziali". Lo ha affermato Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid, presentando ieri a Roma il IV Rapporto sulla cooperazione italiana dal titolo "L’Italia e la lotta alla povertà nel mondo – Dare credito alla ripresa" (in .pdf). "Il piano dovrebbe consentire al nostro paese di centrare l’obiettivo dello 0,7% del PIL da destinare alla cooperazione entro il 2015. Per essere realmente credibile, il piano dovrebbe inoltre prevedere disposizioni normative volte a destinare automaticamente parte delle entrate alla cooperazione allo sviluppo" - ha aggiunto De Ponte.
"Il taglio della Finanziaria 2009 ha assestato un colpo al processo di miglioramento della cooperazione e che non serve a risanare il bilancio nazionale. Per il 2009, i dati del Ministero degli Esteri e le stime della Commissione europea indicano che l’aiuto italiano sarà lo 0,13-0,16% del PIL. E’ necessario ripensare le scelte fatte dall’inizio della legislatura e dare credito alla cooperazione non solo per un concreto rilancio della stessa e del ruolo dell’Italia nella comunità internazionale, ma anche e soprattutto per contribuire allo sforzo complessivo di limitare gli effetti della crisi sui paesi più vulnerabili, che andrebbe a vantaggio anche dell’Italia" - ha concluso De Ponte.
"La spinta data dalla precedente Legislatura (del Governo Prodi - ndr) alla lotta alla povertà, anche in termini finanziari, ha fatto fare notevoli passi avanti alla cooperazione allo sviluppo" - sottolinea il comunicato di ActionAid. Molto però rimane ancora da fare per permettere al nostro paese di allinearsi con gli sforzi dei Partner Europei e del G8". La presentazione del rapporto ha voluto essere l’occasione da un lato per dare credito al Governo italiano e dall’altro per spronare lo stesso a dare credito alla cooperazione come mezzo per accelerare l’uscita dalla recessione globale.
Nel corso degli ultimi mesi ActionAid ha ripetutamente denunciato i tagli operati dal governo Berlusconi ai fondi destinati alla cooperazione internazionale (APS) che quest'anno per la prima volta dal 1997 vedrà il Ministero degli Esteri destinare risorse inferiori a quelle raccolte dalle sole Ong. "A meno di un ripensamento, la riduzione programmata delle risorse finanziarie porterà all’ulteriore ridimensionamento della politica pubblica di cooperazione allo sviluppo, trasformandola in un elemento residuale per la quale lo sforzo di rilancio, o quello parlamentare per assicurarne la riforma, non varranno l’impegno" - si legge nel Rapporto (pg.5).
Dalle interessanti Tabelle (in .pdf) allegate al Rapporto si apprende (si veda Tabella 7) che i due paesi ai quali il Governo ha destinato più fondi di aiuti pubblici (APS) sono l'Iraq (483 milioni di dollari) e la Nigeria (382 milioni): due paesi dove l'Italia ha forti interessi legati al petrolio.
"Secondo uno studio commissionato da ActionAid, che valuta la relazione dei flussi d’aiuto con alcune caratteristiche dei paesi partner, la politica di allocazione di aiuto italiana è legata agli interessi economici nazionali più che dai bisogni del paese". Continuano inoltre a ricevere maggiore aiuto le ex-colonie, meglio se povere e scarsamente popolate, e in generale i paesi con cui si intrattengono maggiori rapporti commerciali, anche se - nota ActionAid - "rispetto al passato cresce l’attenzione per la situazione democratica presente in loco". Ma - nota l'associazione, "la cooperazione italiana non sembra tener conto del grado di corruzione nella scelta dei paesi partner".
Infine "le scelte di politica estera spesso modificano e sconfessano le programmazioni della cooperazione. Il Trattato di cooperazione Italia-Iraq (in .pdf) e, forse, quello Italia-Libia aumenteranno consistentemente le risorse a favore della regione Mediterraneo e Medio Oriente. Così come la possibilità di accelerare l’approvazione e gestione di interventi di aiuto in paesi che hanno stipulato "accordi di rimpatrio o di collaborazione nella gestione dei flussi dell’immigrazione clandestina", riorienterà la scelta della priorità della cooperazione su criteri di politica interna e non su considerazioni di equità e prevalenza di povertà.
Giorgio Beretta